DEI PAPI 73 eia, incaricata di recargli le chiavi della confessione di san Pietro, e lo stendardo della città di Roma. Avea Leone nel suo clero due secreti nemici, Pascale il primicerio e Campul tesoriere 0 sagrestano, nipote di papa Adriano, sotto il cui pontificato entrambi erano stati in Roma possenti. Amareggiati di non aver più la stessa influenza negli affari sotto questo papa, formarono lina congiura onde disfarsi di lui. L’anno 799 il a5 aprile, mentre egli assisteva alla processione di san Marco, gli saltarono addosso in compagnia di armati, tentarono di strappargli gli occhi e la lingua, e lo rinchiusero poscia in un monastero, donde fu tratto la susseguente notte armata mano da Albino camerlengo della santa Sede. Vinigiso duca di Spoleto accorso al roniore dell’accaduto lo condusse seco al suo castello, e quinci recossi a ritrovare a Paderborna il re Carlo, che lo trattenne presso di se per qualche tempo con grande onore. Leone ritornò in Roma Panno stesso e vi rientrò in trionfo il giorno di sant’ Andrea. L’anno 800 il di 24 novembre giunse colà Carlo con gran corteggio, e sette giorni dopo convocò al i.° dicembre un gran consesso di prelati e di nobili, qualificato per Concilio, acciò prendere in esame le accuse intentate contro questo papa. Nessuno essendosi presentato a sostenerle , ne rimase Leone prosciolto col mezzo del giuramento, ponendosi sulla testa la croce e il vangelo (Martenne de Aulici. Rit.). Il giorno di Natale recatosi Carlo ad ascoltare la messa in Vaticano, gii si avvicinò il papa mentr’ egli stava in piedi inchinato davanti l’altare in procinto di partire (Muratori), e gli pose in capo una corona di gran prezzo : nel tempo stesso il clero ed il popolo lo acclamarono per tre volte ad alta voce per augusto ed imperatore dei Romani. Il papa l’unse dappoi coll’Olio Santo in un a suo figlio Pipino; e quindi prosternossi a lui dinanzi riconoscendolo a proprio signore e sovrano. Nell’anno 804 Leone ad istanza di Carlomagno si recò a Mantova per verificar la scoperta ivi fattasi di una nuova reliquia. Essa è una spugna, come pretendesi, inzuppata del sangue di nostro Signore, e trasportata, dicesi, a Mantova da Longino. Non si sa cosa abbia egli deciso, ma prese di ciò occasione di passare in Francia ove celebrò le feste Na-