* CANTI ILLIRICI 345 (Narrano la disfatta). Di nuovo dice di Beciro la donna: Ahimè (corbi) il guaio grande ! — Signora mia, costì il guaio non è : Ora peggio ti diremo. 75 11 tuo pascià vivo presero, E il tuo figliuolo Osmano: Nella turma loro li traggono. Or il tuo pascià ritrova un amico, Un amico d’Erzegovina, 80 Per nome Saba de’ Neri: E codesto al pascià poco piacque. Quando gli cominciò Saba a dire: Or m’odi, Beciro pascià p..... o, Cinque miei fratelli hai tu morti 85 Forte m’ hai nel cuore trafitto, Tolta la mia terra e gli averi, La mia terra in Erzegovina. Dove la mia terra e gli averi? Dove i bovi miei operosi? 90 Dove i miei cavalli possenti? Dove le mie migliaia di pecore? Dove i miei cinque fratelli? Tutto, affé, tu m’ hai tolto : E me perder volevi: 95 lo fuggii in terra Russa. — Voleva il pascià scolparsi, (72) Jada, guaio. (78) Priatelid. — Compagno e amico. Fiera ironia per quello che segue. (80) Zernojevìc. Qui do il senso del cognome, per evitare tanti ic. (85) Ujeo ; morso. (89) Ranitelj — Nutritori, che mantengono l’uomo. Nobile epiteto che dimostra l’umana riconoscenza diffusa fino sugli animali benemeriti. Virgilio de’ bovi : Quid labor et benefacta juvant? [Georg. Ili, 525. A ut, non et]. (96) Opravda, reso etimologicamente da giustificare: ma quella coda del ficare fa l’italiano pesante.