DEI RE DI FRANCIA rale di Linguadoca. L’esempio e le istigazioni dei principi di sua famiglia non poterono vincere l’ostinazione del duca di ¡VIercoeur, ne fargli rinunciare 1’ idee chimeriche che lo attaccavano alla lega. Egli continuò a proteggere c difendere nel suo governo di Bretagna quella fazione che quasi non aveva più altro asilo. Pensate voi a diventar duca di Bretagna ? gli domandò un giorno un consigliere del parlamento di Rennes. Non so se sia un sogno , rispos’ egli, ma è dieci anni dacché esso sussiste. Uno dei più furibondi della lega e nel tempo stesso uno dei più dotti uomini del regno, Gilberto Genebrard, arcivescovo d’ Aix, accendeva co’ suoi discorsi e co’ suoi scritti il fuoco della rivolta in Provenza. Per punirlo del suo fanatismo, il parlamento d’Aix lo bandi dal regno con decreto 26 gennaio «596 con proibizione di rientrarvi pena la vita. Se gli permise peraltro di ritirarsi nel suo priorato di Semur in Auxois, ove l’anno dopo terminò i suoi giorni. Due uomini non meno pericolosi, Carlo Casaux e Luigi d’Aix, tiranneggiavano da sett’anni la città di Marsiglia , e impedivano coll’ ascendente che avevano preso ch’essa si sottomettesse al re. Un Corso, chiamato Libertat, riuscì colla sua accortezza di farla rientrar nel dovere il dì 17 febbraio 1596. Enrico IV sentendo ch’era ritornata sua, esclamò in un trasporto di gioia: Adesso sono re. Rimaneva però a ridurre l’intera Provenza, e di guadagnare il duca d’Epernon, che n’era governatore. Questa fu opera di Roquelaure , che indusse il duca colle sue rimostranze a deporre le armi, e gli fece ricuperare la buona grazia del re. Gli affari di Enrico non andavano così favorevoli in Picardia. Gli Spagnuoli gli tolsero Calais nel mese di aprile i5q6, ed Ardres il maggio susseguente. Nonostante il re il giorno avanti la perdita di Ardres aveva riportato considerevole vantaggio col conquisto della Fere , lunga pezza stretta d’assedio. Ciò che lo trasse in lungo fu la mancanza di denaro iu cui trovavasi il monarca. Il suo consiglio di finanze occupato nell’ arricchirsi e nel vivere agiato, lasciavalo mancare di ogni cosa. Scriveva egli il 14. aprile a Rosni : Foglio dirvi netto lo stato a cui ini trovo ridotto , eh5 è tale che sono assai vicino al nemico