3o6 CROlNOLOGIA STORICA risoluzione ili farlo perire per prevenire la sua propria sciagura. Con vari viglietti fu avvertito il re della sorte che se gli apparecchiava. Sopra alcuni di essi egli scrisse: non oscrebbcsi; tanta era la presunzione che lo accieca-va. Finalmente il «3 dicembre fu pugnalato sulle ott’ ore del mattino da alcuni assassini appostati, mentr’entrava nel gabinetto del re che lo aveva fatto chiamare (i) ( V. les Sires de Joinvdle). Arrestossi sull’istante il cardinale di lui fratello, non clic il cardinale di Borbone, d’Epinac, arcivescovo di Liorie, il principe di Joinville, figlio del duca di Guisa con alcuni altri capi della lega. 11 cardinale di Guisa e d’Epinac, rinchiusi in una stessa stanza, si confessarono reciprocamente , aspettando entrambi la morte. Il primo all’ indomani fu pugnalato nel passare per un luogo oscuro in cui lo si aveva fatto entrare nel trarlo fuori'della sua camera (2); il secondo salvato dal credito di suo nipote il barone di Lux, fu trasferito cogli altri prigionieri al castello d’Amboise, ove ottenne da Guast, a cui era stato consegnato, la sua libertà mediante un riscatto di trentamila lire ( Masures de /’ Isle Barbe T. II p. 3() ). Il duca di Savoja profittando della confusione clic regnava in Francia, s’impadronì nel mese di' ottóbre del marchesato di Saluzzo sotto pretesto d’impedire vi penetrasse 1’ eresia. Il sangue dei Guisa non che spegnerlo rianimò il fuoco della guerra civile. I faziosi furibondi per la morte dei loro capi risolvettero di tutto porre in opera per vendicarla. Tra tutti si distinsero i Parigini. Questo popolo (0 Questi assassini erano in numero di quarantacinque scelti tra le guardie. Il prode Crillon a cui il re aveva proposto di fare il colpo, se n’era scusato col dire si batterebbe volontieri in duello col duca cui prometteva di stender morto* ma a lui non convenire il far da carnefice. « Dopo tale omisi cidio , dice il p. Henaut, il re commise due falli che gli tolsero tutto il 33 frutto che poteva ricavarne, di non aver fatto arrestare a Lione il duca 33 di Majenne fratello del duca Enrico e di non essere venuto a Parigi a ri-33 spedire i principali espi della lega ». * (2) Il re fece bruciare il corpo del cardinale e quello del duca di lui fratello, e sperdere all’aria il lor cenere per timore che le loro pretese reliquie non divenissero un oggetto di cullo pei faziosi e non aumentassero il loro fanatismo.