31 degli alberi, rizzare l’erbe per terra. Non mancano gli sbagli di tempo e di luogo : spostati fiumi, città, castella ; o creatine: varcati in un lampo immensi intervalli; messi insieme guerrieri d’età diversa; l’ultimo re della Bossina guerreggiato da Turchi con bombe, quando bombe non c’erano. Per deità hanno le Vile, che son come fate abitanti i monti e le selve o lungo laghi e fiumane. Vengono a soccorrere e consolare i guerrieri, o a predire. Ce n’è di buone e di ree. Belle; i capelli sciolti, leggiero il vestire: cavalcano rapide. Le cattive cavalcano un cervo, e hanno serpi per ¡scudiscio : le buone errano sulle nubi, e le adunano. Tradizione comune ai Boemi, a’ Polacchi, agli Ungheri, agli ultimi Scandinavi. Quelli che con le Vile fecero certi studii, iniziansi a’ lor segreti in un ballo a tondo, e acquistali potere sopra natura, come di rannugolare il cielo e volgere il tempo. Gli eroi son vestiti quasi tutti a un modo; ma le indoli varie. Marco Kraglievich quando abbattè l’Albanese famoso Musa Chesseglia, trovò che aveva tre cuori, e sur un cuore una serpe dormente : se desta, Marco era morto. Assomigliano il guerriero a falco per coraggio, per ¡snellezza a piè di falco, a pino per ¡svelta persona. I mustacchi neri cadono sulle spalle. Il verde delle spade ne dice la buona tempera: i fucili albanesi con trenta anelli. Taluni degli eroi saltano cavalli con lance rittevi. Quando spezzano il fodero della spada, segno è che vogliono o la vittoria o la morte. Gli occhi, neri : la pupilla assomigliata a mignatta, le palpebre ad ala di rondine. La madre di famiglia paragonata all’oro: oro una giovane bella. In molte canzoni descritti duelli; e vincitore il Cristiano od il Turco, secondo il poeta. L’eroe divide d’un colpo il nemico, il destriero, il suolo sotto. Dopo rotte le lance e le spade, viensi alla mazza; il vinto muor di col-