CANTI ILLIRICI 323 Dà fuoco al fucile e tira il cannone, ,65 Che vada il rumore per la contrada. Tosto i cannoni t’ aduneranno Tutta la milizia turchesca infino alla Morava E al verde lago profondo. Qui non cè vergogna, Signore: 70 Tu sei davvero in confine tremendo. Nessuno di te farà scherno. — L’agà strilla come impazzato : Taci, donna dal capo matto, Più adagio di’; non ti sentano 75 I miei guerrieri prodi veloci. Non è la parola pezzuola di seta, Che tu la pieghi e in seno la metti; Ma è la parola cosa corritrice: Può ire di bocca in bocca: 80 Possono i guerrieri la parola spargere Pe’ caffè e per e’ crocchi. Quand’odono i Turchi prodi, Di me potrebbero ridere, E a me tra loro alcun biasimo dare 85 Ch’io tremo sul confin de’ giaurri, Il qual non ha cannoni di morte, Nè bombe da ardere le contrade. Io non temo per la città di Zabiaca Finché siano in lei cannoni di ferro, 90 Che possono adunare alla guerra Più migliaia con una voce ; Con altra, Scutari sulla Boiana, E la provincia forte sua. (69) Se t’armi contro tale nemico, hai ben donde. (75) Itri. Onde forse vitar, vento. Agilità è condizione di forza. (78) Virg. Mobilitate viget. [Aen. IV, 175]. 87) Maale. La voce turca è anco ne’ canti greci. (88) Ja se gradu ne boitn. Anco i Latini il timeo col dativo.