118 CANTI ILLIRICI La moglie del re vorrebbe salvare almeno un fratello, nel cui capo poter giurare giuramento solenne, e fare auguri i benedetti: uno ne vuole per se; tanto è certa che gli altri son già sacri alla morte. Non prega il marito che rimanga; prega le lasci un fratello: nobile prova e del fraterno affetto e della regia dignità. Il re gliene lascia la scelta: ma nessuno di quelli vuol rimanere all’uffizio di pace. E’ son nati non a consolare una donna, ma a morire per la patria e la fede; morire con gli uguali e co’ minori di sè, che son tutti fratelli. Senti lo spirito delle crociate agitare pel campo di Cossovo la bandiera che ultima cade dopo la morte del re. I grandi muoiono: il re commette ad un servo la cura di ricondurre alla torre la regai donna sventurata ; e un servo tutto ferito e morente, è da lei riavuto con cura pia, le racconta la gloriosa sconfitta. Questa solitudine come d’eremo, che si fa intorno alla maestà caduta, quest’uguaglianza che si crea nel dolore, son cosa sublime; e la semplicità del racconto aggiunge grandezza. Senti compassione più profonda e più prossima che alle sventure di Priamo : e questa Miliza è, se non più tenera, più severamente desolata d’Andromaca. Andromaca ed Ecuba insieme. Sire Lazzaro siede a cena, Accantogli Miliza la regina: Dice a lui Miliza la regina: Sire Lazzaro, aurea corona di Serbia, 5 Tu movi domani ver Cossovo; Teco meni servi e capitani: E a casa niun lasci, Sire Lazzaro, di maschi, (6) Qui vale non famigli di casa ma serventi di re. Capitani o voivodi, vale ogni dignità.