CANTI ILLIRICI 45 Poi t’apposta nella verde montagna. A Moncilo è un singoiar costume : Ogni mattina nella santa domenica 65 Di buon’ora va a caccia nel Gezero: Seco conduce i nove dolci fratelli, E i dodici primi cugini, E quaranta cittadini cognati. Quando sarà la vigilia della domenica, 70 Io abbrucerò le ali a Giabucilo; L’acuta spada gli tufferò Gli tufferò in salso sangue, Che non si lasci cavare dal fodero. Così tu Moncilo perderai. — 75 Quand’al re tal lettera viene, Ed e’ vede quel che a lui la lettera dice, Codesta gli fu grata assai. Allor leva un molto forte esercito: Va coll’esercito in Erzegovina, 80 Lo conduce sul piano di Gezero: Poi s’apposta nella verde montagna. Quando fu la vigilia di domenica, Moncilo se ne va a letto E giace sulle morbide piume. 85 Passa un poco, e la moglie gli viene : (62) Zasiedni. Salmi, Sedei in insidiis. [Ps. X, 29]. (63) Cudan: mirabile. Qui vale notabile: forse da cuti, udire, come da mirari facciamo ammirare. (64) Nedelju; da ne, dielo, non operare. (65) O: lungo il lago. (68) Leverà. Lat. Lev ir. — Qui vale affini in genere: mariti e di sorelle e di cugine, fratelli alle mogli e de’ fratelli e de’ cugini. Ne’ popoli buoni la parentela più lontana è fraterno vincolo stretto. (69) U ofi. Negli occhi della domenica, vicin vicino. La notte che le precede presentasi alla domenica, fatta dagli Slavi sovente persona. (70) Spalit da paliti: come exuro da uro. (74) Izgubiti perdere, neutro: pogubiti attivo. (83) Loxnizu, letto; da lexati: come cubile da cubo. Lexati, e lectus affini.