CANTI ILLIRICI 53 270 Poi va nel gabinetto la giovane, Oli reca l’abito di Moncilo, Di Moncilo l’abito e l’arme. Or vedessi maraviglia grande! Quel che a Moncilo dava al ginocchio, 275 A Vucàssino per terra si strascica: Quel berrettone che a Moncilo stava per l’appunto, A Vucàssino sulle spalle cade. Quello stivale che a Moncilo stava per l’appunto, Lì Vucàssino entrambe le gambe mette. 280 L’anello che Moncilo aveva d’oro, Lì Vucàssino tre dita ci passa. La spada ch’a Moncilo stava per l’appunto, A Vucàssino un braccio a terra si strascica. L’arme ch’a Moncilo stava per l’appunto, 285 II re sotto lei nè levarsi non può. Allora dice re Vucàssino: Misero me! buono Iddio! Gran p ... la giovane Vidosava! Quando tradisce tale eroe 290 Quale oggi al mondo non è, Come e me domani non tradirà? — Poi gridò a’ suoi fidi servi: Presero la cagna Vidosava, Legaronla a’ cavalli per le code, 295 La cacciarono sotto Pirlitore: E lei viva i cavalli stracciarono. II re saccheggia le case di Moncilo: Poi prende la sorella di Moncilo, Per nome la bella Oerosima: (276) Kalpak. Il berrettone tondo senz’ale. (279) Mede. (299) Dilber : turco. Misera nazione che con parola turca fu condotta ad esprimere la bellezza. Fortunata nazione che della bellezza, in tale stato, non perdè ’I sentimento! — Ma a molti dialetti illirici quest’è voce ignota.