DEI RE DI FRANCIA a55 Si è detto che Jacopo di Vervins era stato per decreto condannato a morte nel i5/f9 per aver abbandonata nel 1547 questa piazza agl’ Inglesi. Il maresciallo di Riez suo suocero arrestato in un con lui nel 1548 siccome complice dello stesso delitto, non fu così precipitosamente giudicato. Soltanto nel 3 agosto 1551 fu condannato a morte alla guisa stessa di suo genero. Ma il re sospese 1’ esecuzione della sentenza e fece tradurre il maresciallo al castello di Loches. Qualche tempo dopo avendo ottenuto la sua libertà, il maresciallo morì di rammarico a Parigi verso il mese di giugno 1553, lasciando oscurata la sua memoria, la quale però fu realdita unitamente a quella di Vervins con lettere patenti del re Enrico III, date nel mese di settembre i5n5. L’anno 1552 ( N. S.) cominciò con due editti, uno per l’istituzione delle sedi presidiali e l’altro per l’erezione della camera delle monete in corte sovrana. Il re alleato coi principi di Alemagna mercè il trattato conchiuso il 5 ottobre dell’anno precedente e ratificato il 5 gennaio successivo a Chambord, dichiarò guerra all’ imperatore e coniar fece delle medaglie in cui si attribuiva il titolo di vindice della libertà germanica. Dopo aver affidata la reggenza alla regina sua sposa, si pose in marcia il i5 marzo, preceduto dal contestabile per recarsi a raggiungere i principi della lega in Alemagna, e per via si assicurò della Lorena, donde il giovine duca fu tratto in Francia. Poscia impadronissi di Metz, Toul e Verdun. Allora queste città facevano parte dell’impero, ma la Francia vantava su di esse diritti antichissimi e assai bene fondati. Giunto in Alsazia il re venne a sapere da una parte che i principi s’ erano aecommodati coll’ imperatore mercè la pace di Passaw, e dall’altra che la reggente dei Paesi-Bassi devastava le frontiere di Picardía. A queste nuove il re ritornò indietro verso la fine di luglio. La diserzione de’suoi alleati faceva ricader sopra lui il peso della guerra contra P imperatore. Per porsi in istato di sostenerlo, egli alienò una parte dalle sue rendite patrimoniali, pose un’ imposizione di venticinquemila lire sopr’ogni campana ed un’altra sull’argenteria delle chiese. Il parlamento intanto chiariva la condotta degli eretici. Sentenza del 6