DEI RE DI FRANCIA danti ed artigiani die si trasferirono all’ estero colle loro ricchezze ed industria. I principi protestanti nell’accogliere que’fuggiaschi nei loro stati, parteciparono al loro risentimento. Quegli che mostrò più ardore a vendicarli fu Guglielmo principe d’O-range. Ma egli adoperò altri pretesti che non quello di religione per trarre al suo partito i Cattolici. Coi suoi maneggi, l’imperatore, il re di Spagna, quello di Svezia, gli elettori di Sassonia e di Baviera, i circoli di Svevia e di Franconia, ai quali poscia unironsi gli elettori palatini e di Brandeburgo , e il duca di Savoja, firmarono il c> luglio 1686 la famosa lega d’Ausbourg. L’oggetto principale di quest’ alleanza era di mantenere e far osservare ¡11 tutta la loro estensione i trattati di Munster,*di Nimega e di Ratisbona. Si inorpellò l’assemblea di Àusbourg col pretesto della guerra contra i Turchi ; ma la Francia non si lasciò uccellare. In agosto tre mandarini spediti dal re di Siam , fecero la loro entrata in Parigi. Nel dì 3o del mise stesso venne al mondo il duca di Berry terzogenito del Delfino. Il re cadde gravemente malato , lo che produsse nel regno una generale costernazione. L’ 11 dicembre il principe di Condè die’ termine ad una vita eroica con una morte cristianissima in età di sessantacinqu’anni. Morendo egli rivolse a’suoi figli queste notevoli parole: Pensate che voi non sarete uomini grandi se non in quanto sarete fedeli a Dio ed al re. Pari a Turenna nell’arte militare differiva da lui nel modo di comandare. » Condè, n dice Evremont, dava sempre a’ suoi luogotenenti gli or-» dini per iscritto, e imponeva loro come legge, I’ese-» guirli. Turenna diceva ai suoi ciò che di far conveniva »5 e si riportava alla loro prudenza. Da ciò nacque che » l’uno ai questi due gran capitani ebbe molti illustri al-» lievi e l’altro non n’ebbe o assai pochi » . E ciò ancora che li differenziava l’uno dall’altro era fu il primo era sì avaro del sangue de’suoi soldati quanto n’era prodigo il secondo. È pur da notarsi in quest’anno l’istituzione della casa di san Cyr per 1’ educazione di duecento-cinquanta damigelle. Le franchigie di cui godevano a Roma gli alloggi degli ambasciatóri delle differenti corone, sottraevano di