158 CANTI ILLIRICI _ Quegli era il mio dolce padre, 205 II padre mio, re Vucàssino. Se l’anima di lui aspettavi, Se lui colà riponevi, Io te meglio avrei riposto. — Poi tira la spada damaschina, 210 Ed al Turco recide il capo: Prendelo per il bianco braccio, E per il braccio e per il destro piede, Gettalo nella corrente: Va, Turco, e cerca il padre mio. — 215 Vanne Marco nell’oste del Sire, E portasi e la spada e l’oro. Domandanlo i Turchi giannizzeri : Oh per Dio, Cralievic Marco, Dov’ hai tu l’araldo del Sire ? — 220 E a’ Turchi Marco risponde: Cheti, Turchi giannizzeri; Prese il Turco i grossi e i ducati, E va sul mare a mercantare. — E i Turchi fra se dicono: 225 Guai al Turco mercatante con Marco! — (204) Babaiko, babbo. % (205) Questo accenna a battaglia anteriore a quella di Lazzaro. (206) Che uscisse. Potente modo. (208) Traduco riposto perchè credo ambiguo il senso nel testo. S’egli avesse rispettato il padre di Marco, Marco non l’avrebbe ammazzato. (219) Lett. Dove a te? (222) Grosso, moneta da quaranta para. (224) Lett. Soli fra se. — Ch’e’ non li senta.