CANTI ILLIRICI 281 125 Oli gira largo, Chè teme destarlo. Dov’è ventura, ivi è sventura: Dov’è sventura, ivi è ventura: E buona ventura recò 130 L’abate del santo monte, Vasa, Dalla candida chiesa di Velindara Col discepolo suo, Isaia. Quando l’abate aocchiò Marco, Il diacono colla destra mano punzecchia: 135 Piano, figliuolo, che tu noi desti; Perchè Marco assonnato è uggioso, E ci può entrambi finire. — Poiché vide il monaco come Marco dorme, Sopra Marco la lettera vide. (Piange il monaco: mette il morto sul suo cavallo, l’imbarca seco su una galea, lo porta al monte Ato, e seppellisce in mezzo alla chiesa). 140 Segno nessuno ci mette. Non di Marco il sepolcro conoscasi, E di lui prenda il nemico vendetta. (126) La grandezza di Marco finisce per morte, la morte di Marco è ricchezza al monaco. (127) Sva dobra. Tutta buona. (131) Sul Monte Santo. (133) Opazio. Il participio, omesso il verbo essere, fa le veci del verbo; come i latini deponenti loquutus, miratus, e simili, per disse, ammirò. (141) Raznade, corrisponde al nostro risapere, ch’ha non dissimile senso.