L’IMPICCATORE IMPICCATO. Acciocché questo canto paia verisimile, convien sapere che le serbiche solennità celebransi con molti dì di convito. Onde Marco Cralievic, chiestogli del pesce d’ Orida, può andare a pigliarlo, e correre risico d’essere impiccato, e impiccare, e tornare a tempo di pur trovare tutti gl’invitati al banchetto. E’ ci va di persona per dimostrare rispetto alla chiesa, e festeggiare davvero con l’anima il Santo suo. E qui pur trovi la madre; e Marco il terribile ubbidiente al cenno di lei. Va senz’arme: e da quest’atto d’ubbidienza è condotto fuggire dinanzi al nemico e salvarsi con l’arte. Ma riconosci la generosità innata di lui nel palesarsi tuttoché inerme al nemico, anzi che questi vada alla casa a fare macello degli ospiti venerandi. Riconosci la generosità di lui nel ricusare le ricchezze proffertegli e rendere a ciascuno il suo. Non però generoso tanto da non volere impiccare il codardo nemico. Le città dond’ e’ passa, lo salvano col pagare danaro per non lo vedere impiccato alle loro porte. Liberarlo non osano: ma non osano nemmeno sostener lo spettacolo di vergognosa sventura. Molto possono i deboli, molto possono i timidi anch’essi, pur che vogliano. Ma non vogliono. E quest’ è che fa vituperati gli umani dolori. La narrazione è semplice, e più di morali bellezze distinta che d’imagini; ma per questo appunto drammatica: che nelle imagini l’affetto si svaga. Notabile la preghiera della madre, l’incontro coll’irato nemico, il riconoscimento, la fuga, P incatenamento, il girare di città in città con sì