214 CANTI ILLIRICI L’imbriglia col morso dorato, E lega la tenda nelle bisacce: E da banda la grave clava. 30 Alla cavalla in groppa si getta, E leva la lancia guerriera: Va diritto a Stamboli la biancheggiante. Quando giunse di Stamboli alla città, Innanzi alle porte conficcò l’asta, 35 E all’asta legò la cavalla: Poi stende il candido padiglione. E su Stamboli e’ mette balzello; Ogni notte una grassa pecora, E un’infornata di pane bianco, 40 Un bigonciuolo d’ardente acquavite, Due bigonciuoli di vermiglio vino; E una bella fanciulla, Che gli mesca‘il vermiglio vino, E di notte il bianco viso e’ le baci. 45 Di dì incorre la terra de’ Franchi; E prende innumerata ricchezza. Così dura spazio di tre mesi: Nè costì è la peggior violenza. L’Arabo cavalca la snella cavalla, 50 La caccia di Stamboli per la città, Vien diritto sotto del Sire al palazzo: Grida al Sire dal petto profondo: (28) Avvolta. (29) Sa strane. (31) In ¡spalla. (38) Jalova, risponde allo OTs'pa de’ Greci, sterile: che allora più grasse. (40) Xexene: rammenta Vacquarzente. [O Acqua ardente. Cfr. Dizionario, 1,144J. (45) Taliju, dice qui Italia per terra cristiana: nobile antonomasia. E nel regno di Napoli dicono Talia, e nel veneto Taliàn. (47) Derxa. Tiene il campo. (48) Lett. la grande. (52) Qui dice bianco, senza rammentarsi dell’Arabo nero. Ma sarà sbaglio del cantore.