DEI GRAN MASTRI DI MALTA data di questa carta benché l’editore assicuri essere originale, ed eccone la prova. I Karismieni, popolo feroce, erano entrati l’anno 1244 *n Palestina ad istigazione di JNodgemeddin soldano d’Egitto, ed avevano volti i lor passi verso Gerusalemme. Al loro avvicinarsi gli abitanti presero la fuga e si rifuggiarono, per la più partea Giaffa. Que’ che non poterono seguirli si nascosero nelle caverne ne’dintorni della città. I barbari ardendo di rabbia per averla rinvenuta deserta al lor oingresso immaginarono uno stratagemma per richiamarvi gli abitanti e procurarsi il feroce piacere della carnificina. I loro esploratori avendo tolte ai Cristiani alcune insegne, le inalberarono sulle lor torri per dar a credere che la città fosse stata ripresa dai Franchi. Mnlti di questi infelici rimasero uccellali e ritornarono in Gerusalemme. Appena giunti si fece su di essi man bassa e oltre settemila di ogni età furono trucidati. Di là i Karismieni essendosi sparsi pel paese, posero tutto a fuoco e sangue. Ma i cavalieri sì dell’O-spitale che del Tempio non rimasero spettatori tranquilli di tali orrori, e unitisi al resto dei Franchi marciarono contra il nemico e gli diedero, battaglia che dal mattino durò sino a notte. Essa fu micidialissima dall’ una parte e dall’altra, ma la perdita degli infedeli fu quadrupla di quella dei Cristiani. Il giorno di san Luca 18 ottobre dell’anno stesso 1244 seguì nuovo combattimento che non fu nè men lungo nè meno accanito del precedente. I Cristiani rimasero oppressi dal numero che superava il loro di dieci volte. Tra i morti furonvi i due gran mastri del-l’Ospitale e del Tempio: Ceciderantc/ue mctgisler militiae templi et magister hospitalis, e dei cavalieri non si salvarono che diciotto Templari e sedici Ospitalieri. Ecco quanto scriveva al signor di Merlai il gran mastro Guglielmo di Castel-nuovo che sussegue, in una lettera riferita da Matteo Paris ( p. 420 ). Conviene pertanto fissare al 18 ottobre 1244 la morte di Pietro di Villebride.