CANTI ILLIRICI 205 Più sacro quel di Dio che del Sire. — 35 Qui Marco in piè balzò : Sedette al cavallo pezzato in groppa: Va Marco verso Buda città: E fu al re compare della ghirlanda. Bee vino per una settimana di tempo: 40 Quando fu piena la settimana, Allora Marco in piè balzò, E il suo destriero salse: Va Marco all’alta imperiale città. E quando giunse del Sire nell’aule, 45 Una fine lettera gli pervenne, Che Nino ha le case predate. E quando ciò vede Craglievic Marco Volta la pelliccia a rovescio: Sconsolato per l’aula passeggia. 50 Dicegli il Sire, a lui come padre: Che ha’ tu, mio figliol Marco? O non c’è egli in Istamboli vino? O pingue ciccia di castrato? O fiore di pane bianco? — (34) Starija je boxja neg zareva. Sottinteso sivar o duxnost o simile. Possente verso, ch’io non posso tradurre con precisione altrettanto evidente. Rammenta il quae sunt Dei, Deo. E l’altro: me oportet in eis quae sunt Dei esse. (35) Se skofio. Si balzò, come noi si discende, si va, e simili. E tutti gl’intransitivi erano in sul primo attivi, e il neutro sì nome come verbo, non è che un’elissi. Qui come dicono skok skakati; così chiaro è che si possa dire, anzi dovessesi sul primo, se skofiti, quasi gettar sè stesso nel salto. (36) Usiednuo, insedit. (40) Ovid. plenis annis. Dante : Innanzi che l’età mia fosse piena. [Infer., XV, 51. Non innanzi, ma avanti\. (44) Divane. Vale e il consiglio ed il luogo. Come aula e camera han senso e di luogo e d’uffizio. E n’esce poi Camera Aulica. (48) Izvrati: invertii. (49) Ne veselo. Questa negazione è più forte delle solite, appunto come sconsolato è più che non consolato. (53) Debela vale e grossa e grassa.