206 CANTI ILLIRICI 55 Dicegli Craglievic Marco: Signore e Sire, padre mio, Io te prego come padrone, Dà a me trenta Turchi, E, alla testa, Agà l’amico 60 Come fratello a me, l’Agà Belilo: Che voglio io Marco a Costura ire, A vendicare la mia vergogna Sul guerriero Nino de’ Lanci. — Allora il Sire a Marco parlò: 65 Smetti, Craglievic Marco. Con tutta la mia forza e l’esercito Lo combattei per sett’anni: Non potetti nè le sue porte vedere: Or come aver la città? 70 Se a te le case ha predate, Più belle io Sultano le edificherò: Se la donna ti tolse, A più bella ti mariterò, Marco. Darò averi quanti ne vuoi. — 75 A lui risponde Craglievic Marco: Miseri discorsi, o Sire, a me questi ! E dove lasci il mio guerriero pudore? (Avuti i trenta Turchi, li traveste da operai con rampini o marroni in ispalla, egli sè da Calogero). (59) Pred njma: Innanzi a loro. Dipinge meglio. (61) Senza 1 Ho: regge nell’illirico, come nel latino, il nominativo da sè. (76) Jadni. Come dire : le tue consolazioni sono da fare pietà. (77) Ole ce mi? Quo mihi? Senz’altro. Verso pieno d’altero pudore ed onore. Virg. : ......aestuat ingens Imo in corde pudor mixtoque insania luctu. [Aen., X, 870-871. Uno, non Imo], Ma più semplice il Serbico, cioè più omerico e più guerriero.