44 CANTI ILLIRICI Viene la lettera alla moglie di Mòncilo: Guarda la lettera, la moglie di Mòncilo; Quella guarda, un’altra fitta ne scrive: Signore, Vucàssino re, 45 Non è facile darti Moncilo; Nè dartel nè avvelenarlo. A Moncilo la sorella Gevrósima Prepara il signoril mangiare: Prima di lui, il mangiare assaggia. 50 A Moncilo nove cari fratelli, E dodici primi cugini: Essi a lui il vin vermiglio mescono: Prima di lui sempre un bicchiere beono. Moncilo ha il cavallo Giabucilo, 55 Giabucilo, cavallo alato: Ovunque vuole, trasvolar può. A Moncilo una spada occhiuta, Non teme altri che Dio. Ma odimi, o re Vucàssino: 60 Tu leva un molto forte esercito; Conducilo di Gezero sul piano; (43) Sìtnu. Epiteto della lettera frequentissimo: vale o minuta di scritto, o fitta di senso. (48) To godsposko jelo. To è inutile, chè l’illirico non ha articoli. Ma risponde all’// nostro che viene dal Ville latino. Anco i Latini talvolta l’adoprano a modo d’articolo. . Poenorum qualis in arvis Saucius ille gravi venantum vulnere pectus, Tum dernum movet arma leo. [Verg. Aen. XII, 4]. Ma forse to ha non so che qui di disprezzo. (49) Ogleduje. Qui vale conoscere le qualità per prova: come il nostro osservare. (51) Bratufeda. Da fedo od brata, prole del fratello. (57) Che vede ov’ è il colpo mortale, e certo lo dà. Il simile dicono gli occhi delle ali in Ezechiello, e gli occhi d’Argo ; e il proverbio volgare di coltello jion buono: che taglia quel che vede. (58) Nicoga do Boga. Nessuno fino a Dio: nel senso d'amicus usque adaras. (60) Podigni.