306 CANTI ILLIRICI I cognati per lui sbigottirono. Risponde Strainic il bano : 590 Non mi ti dolere, suocero, Nè voi, miei cognati, sbigottite. Dal sultano non si trova prode Che me vinca e ferisca. Se vi dicessi chi m’ha ferito! 595 Da chi le ferite toccai! Quand’io facevo la prova col Turco, O mio suocero vecchio Bogdano, Allora me la mia donna ferì, La donna mia, la dolce figliuola tua. 600 Non vuol me; aiuta al Turco. — Arde Giugo come fiamma viva; Grida Giugo ai nove figliuoli: Cavate le nove coltella; A pezzi la cagna stracciate. — 605 Gl’irati figliuoli il padre ubbidirono, E nella sorella propria s’avventavano: Ma non li lascia Strainic il bano; A’ cognati questa parola dice: Cognati miei, nove figliuoli di Giugo, 610 A che vi siete infuriati quest’oggi? In chi le coltella traeste? Quando, fratelli, voi siete ta’ prodi, Dove le coltella, dove le spade vostre? A che non essere meco in Cossovo, (588) Lett. A lui: sopra lui, del fatto suo. (592) U zara. Nell’impero di lui: egli è tutto l’impero. L’ètat c1 est mol. {Luigi XIVJ. (595) Ripetizione potente. E così, sotto, il volgersi nel mezzo del discorso al suocero, e nominarlo. (602) Viknu di jeze. Come da clamo che vuole 1* ad, noi abbiam fatto chiamare il. (605) Siina. Vale e violenti e forti. Ma qui sarebbe ironia.