178 CANTI ILLIRICI L’irato Marco or rinfuriò: 490 D’un passo fa il salto, E per man prende la fanciulla: L’acuto stile trae dal cinto; E il destro braccio le taglia: Tagliale il braccio in fino alla spalla; 495 La destra mano le dà nella manca. E collo stile gli occhi cavò: Poi li avvolge nella serica pezzuola, E glieli butta nel destro seno. Poi Marco questa parola le dice: 500 Scegli ora, Rosanda fanciulla; Scegli ora quale a te piace. O ti piace il turco famiglio, O ti piace Milosio, il nato della giumenta, O ti piace Reglia il bastardo. — 505 Strilla Rosanda; lontano si sente: E suo fratello Leca nominava: Oh fratei mio, Leca capitano, Noi vedi com’io sono diserta Dal violento Cralievic Marco? — 510 Ode Leca nell’alte stanze: Tace Leca come pietra fredda: Non osava ridire niente; Che può anche Leca perire. Grida Marco (salir su non vuole), 515 Grida Marco a’ due compagni: Venite, fratelli, dalla loggia a terreno, (489) Della sfacciata superbia. E quella indarno desiderata bellezza, ora gli è rabbia all’animo. (490) Jednom krofi, i daleko skofi. — Manca alla versione il daleko, lontano, che m’infiacchiva l’andare dell’imagine. (505) Piscti. Urlo acuto come fischio. (514) Per tema dell’ira propria, non si sfoghi nell’ospite ; e per pietà forse del dolore pauroso di lui.