112 CANTI ILLIRICI 110 Ma secondo la giustizia del Dio vero. Non voler, figliuolo, perdere l’anima: Meglio t’è perdere il capo, Che l’anima tua macchiare. — Prende Marco i libri rituali, 115 E appresta sè ed il destriero: Al destriero in groppa si gétta. Andarono di Cossovo nel piano. Quando furono alla regia tenda, Dice allora Vucàssino re: 120 Beato me, per Iddio buono! Eccomi il mio figliuol Marco: Egli dirà: a me è l’impero. Rimarrà dal padre al figliuolo. — Marco ode, non dice parola; 125 Alla tenda non volge il capo. Quando lo vede Uliesa il voivoda, Allor Uliesa parla così : Me fortunato ! ecco il mio nepote : Egli dirà: a me è l’impero. 130 Dì, Marco, a me è l’impero: Ambi fraternamente impereremo. — Marco zitto, e non dice parola; Alla tenda non volge il capo. Quando lo vede il voivoda Goico, 135 Allora Ooico parla così: Me fortunato ! ecco il nepote mio : Egli dirà: a me è l’impero. Allorché Marco ancor bambinetto era, Io Marco teneramente accarezzavo, 140 Nel serico seno avvoltolo, (120) Ringraziamento, non giuro. (122) Omesso il che : come in Dino e ne’ vecchi nostri. [Per es., Cronica, 1, 2]. (123) L’impero. Promessa per sedurre Marco. (140) Njedra: plurale come il lat. sinus. Vale, avvoltolo ne’ miei panni.