292 CANTI ILLIRICI Sghignazzando il derviscio rise: Conosco la tua fronte qual è, E sotto la fronte gli occhi ambedue, E conosco ambedue i neri mustacchi. (Il prete turco racconta come i panduri del bano lo prendessero un tempo, ed egli lo cacciasse in carcere, dove languì per più anni. Al decimo il bano lo chiama, e domanda se egli abbia con che riscattarsi. Il vecchio risponde : sì, purché potessi ire a casa a raccorre quel tanto). 230 Ma tu, bano, non crederai, Da lasciarmi alla candida casa. Un saldo mallevadore ti lascerò, Saldo mallevadore, Iddio vero, Altro mallevadore, di Dio la fede salda, 235 Che il riscatto a te porterò. E tu, bano, credesti a me E mi lasciasti alla candida casa, Al patrimonio e alla patria mia. Ivi il dolore mi ferì: 240 Nelle case natali mie, Nelle case aveva dato la peste; Ucciso e maschi e femmine. Tra quelle mura nessuno rimase: Si diroccarono e ruinarono; 245 Dalle pareti il sambuco spuntava. (226) Grootom, con cachinno. (234) Primo mallevadore, Dio, che me punirà se t’inganno, e te ad ogni modo ricompenserà se fai bene. Altro mallevadore: la mia fede nel nome di Dio. (238) 11 luogo dov’ho ’1 mio, e dove nacqui. (214) Propanuli, opanuli.