CANTI ILLIRICI 155 E trae un centinaio di ducati, E gli dà a Cràglievic Marco: 135 Vammi, Marco, a bere un po’ di vino: Perchè mi t’han così corrucciato? — Non mel domandare, o Sire mio come padre. Ho conosciuta la spada dell’avo mio. Se in tue mani (giuro a Dio!) fosse stata, 140 E tu m’avresti corrucciato così. — Poi si leva, e va alla sua tenda. In questa varietà del canto recato, manca la fanciulla pietosa che vorrebbe salvare il guerriero, e che rimprovera cordialmente il vile misfatto al fratello. Ma questa forse è la genuina lezione del canto. Più pietoso è qui il supplicare del morente all’incognito nemico : che aspetti anche un poco, tanto ch’e’ spiri l’anima e lo seppellisca. Vederlo sotto la tenda di seta, vestito di ricche vestimenta, dare per prezzo d’una mezz’ora d’agonia i suoi tesori e la spada, fa la scena di più possente pietà. Il Sultano Sire in Cossovo scende Colle sue cento migliaia d’armati, E cala lungo il fiume di Sinniza. 145 L’imperiale araldo per l’esercito va, E vende una spada damaschina: La nuda spada trecento ducati, Il fodero suo gli è trecento ducati, E le nappe trecento ducati. (135) Il testo può voler dire: a bere del vino, anche di molto. (137) Poofime. (139) Il testo dice: Se Dio me l’avesse fatta trovare in tue mani. (149) Gajtani. Anco nel greco i nastri.