LA MADRE DI MARCO CRAGLIEVIC. Di quest’epica insieme e familiare narrazione, certi moderni farebbero due volumi. Corre il poeta e si ferma, se-condochè la verità gli comanda : descrizione, dialogo ; misfatto, virtù; amore, morte, ogni cosa in ¡schietto lume. Abbiamo una trista donna; ma accàntole, per consolarci, una buona. L’animo, nel leggere, non dubita dell’umana dignità nè dispera delle altezze del bene. Il male è anch’ esso dipinto con certo candore senza nè veli nè scuse nè esclamazioni di sdegno. Il poeta non teme ch’altri lo creda un furfante. I luoghi con accuratezza franca dipinti ; e le persone e i costumi. Più procede la narrazione, e più agile va. Diresti che l’autore abbia letto Orazio, e il suo ad eventum festinat. Il mirabile aggiunge al quadro splendore, ma non offusca di bagliori la semplice verità. Il tradito eroe fa un mal sogno. Il modo com’e’ lo dice, e la risposta dell’omicida, è drammatica invero. Il vagare nel campo de’ nove cavalli vuoti del dolce peso de’ nove fratelli, commove. L’eroe non si turba del proprio male, ma de’ fratelli perduti. La sorella che appesa alla trave si strappa intera la chioma per soccorrere al dolce fratello; l’arrampicarsi di lui per il teso panno; la spada che taglia la vita sua, e lo getta sulle armi rizzate; la lancia del re che lo coglie nel vivo del cuore; le parole del moribondo che al nemico uccisore raccomandano la generosa sorella, l’indossare che fa costui l’arme e gli abiti dell’ucciso, e lo squartare la rea traditrice, son bellezze vincenti la lode. E l’ucciso eroe pensiamo ch’è zio, la generosa sorella pensiamo ch’è madre di Marco Craglievich, l’Achille e l’Èrcole Serbo.