74 CANTI ILLIRICI È egli libero, Imperatore signor mio, A me discernere Roscanda la vergine? — Libero è, mio caro figliuolo: 495 Ma grama di ciò la speranza. Come vuoi tu conoscere la fanciulla Quando mai nè veduta non l’hai? — Ma dice Milosio Voinovic: Non pensare, Imperatore signor mio: 500 Quand’io ero di Sciarra sul monte Con di pecore dodici migliaia, Di notte, fosse trecento agnellini, Io ciascheduno dalle pecore conoscevo. Roscanda dalle sue pari conoscerò. — 505 Dicegli il Sire di Serbia Stefano: Va va, mio caro figliuolo. Se Dio dà che tu conoschi Roscanda, Ti darò la terra di Scutari In tenitorio tuo, per la vita. — 510 Va Milosio giù per l’ampia campagna: Quando giunge ove stan le fanciulle, Getta di capo il bulgaro berrettone, Leva di dosso il bulgaro gabbano, (Sfolgora lo scarlatto e il velluto, 515 Sfolgoran le piastre sul petto, E i dorati fermagli alle gambe: Risplende Milosio nella campagna verde, Com’ardente sole dal monte) E lo spiega per la verde erba; (495) Jadan, come gramo, ha il doppio senso di misero. (502) Bude. Assoluto e singolare, come il modo italiano. (512) Sbazi, Abjicit. (515) Izagore. Di dietro. Lo vedi prima dietro: poi mostrarsi, e risplendere intero ; appunto come l’incognito prode. (519) Il gabbano. Bella la parentesi, che non vuole come interrompere la narrazione; e fa subitaneo l’atto del giovane.