r.it DISSERTAZIONE Nella Svizzera- il Calendario, gregoriano fu successivamente adottato dai Cantoni, e Siati cattolici. Quelli di Lucerna, Uri, Schwitz, Friburgo e Solura lo ricevettero nel 1583, quello di Underwalden nel i584. Ma in que’bailaggi clic i Cattolici possedono in comune co’ Protestanti, I’ introduzione di questo Calendario soflrì delle grandi diffi- vedrà un’altra volta in questo secolo cioè nel 1798, e siccome a quest’epoca ci vogliono ancora l5 anni, potrà ciascuno più facilmente riconoscer l’errore di cui parliamo. Si troverà che il plenilunio pascale deve aver luogo, seconilo l’effemeridi, il 5i marzo verso le 9 della sera; per conseguenza un tal giorno essen lo un sabbato, la Pasqua dovrebbe celebrarsi all’ indomani i.° aprile. Ma nel Calendario all’opposto si trova che 1’epatta corrisponderà ài 19 marzo, e che per conseguenza avverrà il plenilunio il i.° aprile, che sarà una domenica. Sarà d’uopo perciò di attendere la domenica susseguente per celebrare la Pasqua, e quindi il Calendario non annuncia la celebrazione di questa festa nell’anno 1798 che nel giorno 8 aprile. Del resto questo terzo difetto che procede evidentemente dal secondo, è inevitabile sino a che non si ricorrerà al calcolo per fissare ciascun novilunio particolarmente. Esso tutlavolla scemerebbe di molto se alle epatte delle nuove Lune quelle si surrogassero delle Lune piene, come fu proposto dal p. Meliton in un’opera pubblicala alcuni anni fa solto il titolo di Gregoriana correctio illustrata, ampliata, et a conviciis vindicata in 4-° Risulta un quarto difetto, cioè che ordinando una perfetta conformità in tulli gli Stali cattolici pel giorno nel quale si dee celebrar la Pasqua, sembra che Gregorio XIII non abbia fatto attenzione ai paesi che contano un giorno di più o di meno di uoi secondo ch’essi son posti all’oriente, od all’ occidente. Questa differenza può far peraltro che i Cristiani i quali abitano tali regioni celebrino Pasqua il giorno stesso degli Ebrei. Egli è vero che ciò r.on è oggimai più un inconvenieule dacché non si parla più. nella Chiesa dei (juartodecimani così appellati perch* essi celebravan maisempre la Pasqua nel i4.° giorno della Luna come gli Ebrei. Si sa che la loro ostinazione produsse gran torbidi, e che senza il savio consiglio di s. Ireneo, avrebbe il papa Vittore fulminato conir’essi un* anatema solenne. I Protestanti battagliarono anch* essi per sapere a qual metodo si atterrebbero nella ricerca delle Lune pascali; ma come il celebre Giovanni Bernoulli diceva ai magistrali di Basilea, che lo consultarono su tal materia nel 1723, assai sarebbe a desiderarsi che i Cristiani non si mostrassero tanto inquieti sulla scelta da farsi del giorno di Pasqua, e eh*essi maggior zelo testificassero, dopo di averlo una volta scelto, per solennizzarlo in guisa conveniente alla lor fede ad onore di Dio, e ad onore della gloriosa Risurrezione di nostro Signor Gesù Cristo. Bernoulli desiderava grandemente che il giorno di Pasqua venisse p«r sempre fissato alla prima domenica dopo 1 equinozio di primavera. Così la gente stessa del popolo avrebbe saputo ognora come contenersi, laddove nulla