CANTI ILLIRICI 113 Come gentil mela d’oro. Ovunque a cavallo andassi, Sempre Marco con meco menai. Dì, Marco: a me è l’impero. 145 Tu, Marco, primo impererai, E io sarò al tuo ginocchio. — Tace Marco, non dice parola; Alla tenda non volge il capo. Diritto va al candido padiglione, 150 Al padiglione d’Urosio il giovanetto: Pinge il destriero all’imperial padiglione: Lì Marco dal destriero smontò. Quando lo vede Urosio il giovanetto, Lieve salta da’ serici strati, 155 Lieve salta, poi dice: Me fortunato! ecco il mio compare; Ecco il compare Cralievic Marco. Egli dirà a chi è l’impero. — Le braccia aprono, collo a collo si stringono; 160 Baciansi nel bianco viso; Si domandano della forte salute: Poi sedettero sui serici strati. Così un po’ di tempo corse: Il dì passa, la nera notte giunge. 165 Quando a mane il mattino albeggiò, E dinanzi la chiesa le campane sonarono, (142) Kud sam gogie : diviso, come i Latini: quae te cumque. [Esempi di tmesi dei composti con —cumque in Cic., Virg., Oraz.]. (146) Accanto e minore di te. Dal modo di sedere turco. (147) Sciuti: che s’accosta allo chut de’ Francesi. (155) Palie per pak, come noi piue per più. [Purg. XXII, 107; e sèi volte nel Parad.]. (159) U gherla se gherle. — Gherliti dal collo, quasi accollare, dice più intimo amplesso che abbracciare. (161) Junagko zdravlje : possente modo. (165) Kad u jutru jutro osvanulo. N. Tommaseo - Canti Illirici. 8