192 CANTI ILLIRICI Tu, si vede, sei prode campione: 185 Non guasta che un cento ne dii. — Marco caccia la man nelle tasche, Dinanzi all’Arabo tre ducati getta: Credi a me, non ho più danaro. Ma se tu mi volessi aspettare 190 Finch’io ritorni colla bella fanciulla, Colà mi regaleranno a modo: Tutti a te offrirò i regali: A te i regali, a me la fanciulla. — Strilla l’Arabo come serpe stizzita: 195 Da me, p. . . . , credenza non si fa. Non dai il danaro tu, tu mi burli! — E trae la grave clava, E batte Cralievic Marco; Lo batte tre quattro volte. 200 Sorride Cralievic Marco: Oh prode Arabo nero, Scherzi, o davvero picchi? — Fischia l’Arabo come serpe stizzita: Non ¡scherzo, no, ma davvero picchio. — 205 Or Marco comincia dire: E io penso che tu fai celia, infelice. Ma dacché tu costà davvero tu picchi, (184) Se vìdisc. Lat. vidèris. Per parere i Serbi finitisc, farsi. Anco nelle apparenze cercano e trovano la realità. Non è nazione soggettiva codesta. (185) Nje kvara. Non è gran male. Ma kvariti e guastare consuonano. (187) Bazati rammenta f&XXo). (188) Visce: amplius. I Latini colgono l’idea del più dall’imagine della larghezza, i Serbici dell’altezza. (190) Vratitise, vernutise: così tornare valeva rivolgere: e vale a’ Francesi. (196) Veresje: da t¿era; come credenza da credere. (199) Puta. Volta ha senso di via. Così nell’italiano volta da volgere: e nel far di conto tre via tre, vale tre volte tre. (200) Nasmija se. E sopra, l’Arabo dice: Podsmevase. Irridere risponde al secondo ; subridere al primo. (204) Bijesc. Siti affine a battere: i Lat. batuo.