LE NOZZE DELL’IMPERATORE DUSC1ANO. Questo canto di secento e più versi è un poemetto compiuto, cui gli affetti domestici e i nazionali riscaldano insieme. Stefano, che qui appare tutt’altro dal guerriero imperante ch’egli era, prende moglie latina: il suocero per non gliela dare, e perdere lui co’ suoi, venuto eh’ egli è per le nozze, bandisce disfide, alle quali se il Serbo rimanesse inuguale, perdeva e la sposa e la vita. Ma si fa campione un nipote di lui, il qual travestito gli tenne dietro; perchè il re latino aveva sconsigliato lo sposo dal seco condurre veruno de’ due suoi nepoti Voinovic, con pretesto ch’egli erano accattabrighe, ma veramente perchè sapeva ch’eglino col lor valore avrebbero salvato il re da ogni difficile prova. I due nipoti Vucàssino e Pietro non vengono: ma di consenso della Madre ci mandano Milosio il terzo fratello; che salva il re, e poi da ultimo gli si palesa. La narrazione rammenta le note prove cavalleresche; ma ritiene e nell’ intero e ne’ particolari colore ed indole serba affatto. L’ultimo combattente contro Milosio pare fosse un cavaliere fatato. Il faceto col serio, qui com’altrove, contempransi in singoiar modo; quasi sorriso in volto d’armato. Le prove son cinque : duellare con un campione latino, saltare tre cavalli con sopravi tre spade ritte, infilare con la freccia un anello, conoscere di tre fanciulle somiglianti quale la sposa mai vista, e combattere il cavaliere fatato. Prove di forza; di destrezza del piede, della mano, del senno; o di favore del cielo. Lo sposo re nulla fa, se non gemere nel pericolo, e promettere regali, e, a dire il vero, attenere.