CANTI ILLIRICI 313 E vola al ciel tra le nuvole: Aocchialo Banovic Secolo, E si fa macchiata serpe, E vola al ciel tra le nuvole. 50 E il Turco Sire afferrò; Portai di Gianco in sulla tenda. Odi il sibilo di Sire Solimano, Odi il sibilo, come di stizzita serpe. Gianco era sdraiato sotto la tenda; 55 S’era sdraiato a dormire un sonno: Quand’ e’ si desta, e con gli occhi vede, E’ chiamò il bano Giorgio: Fratello in Dio, bano Giorgio, Vedessi, fratello, maraviglia grande! 60 Sulla mia candida tenda Un drago di se’ penne acchiappò, Acchiappò un bianco falco: Fischia il falco come drago rabbioso. Ho io a uccidere il drago od il falco? — 65 Or dicegli il bano Giorgio: Or non sai tu, Gianco di Sibigna, Che noi siamo di nido di falco, E i Turchi son di nido di serpe? Dà al drago; non dare al falco. — 70 Quand’ode ciò Gianco di Sibigna, Incocca lo strale sull’arco d’oro; E ferisce il drago dalle sei penne: Fischia il drago, non lascia il falco. Ancora incocca lo strale sull’arco; 75 E ferisce il drago delle sei penne: Fischia il drago, non lascia il falco. Terzo incocca lo strale sull’arco; (57) Lett. IL bano despota; dignità della corte imperiale. (59) VP se per vidìsc; come ve’ per vedi, te* per tieni.