328 CANTI ILLIRICI Che tu conosci i Serbi del confine, 200 Che qui sono, per nome. — Allor la serva alla finestra s’affaccia; Poi comincia esporre alla donna: 0 signora di Oiacupo agà, Que’ due Serbi che in sulla torre accenni, 205 Che su loro la crociata bandiera svolazza, Que’ sono in Dio affratellatisi, Capitani della sanguinosa Zipuia: L’uno è il falco Milosio, l’alfiere, Della prode casa de’ Gianchi ; 210 L’altro è de’ Giuppani Pietro. È Pietro l’unico della madre ; Ma non risparmia per l’onore la vita! Gli altri due Serbi, Madonna, Che passeggiano per il lastrico 215 Que’ son della Rica guerrieri: L’uno è de’ Radi Petruccio, Che sa i sentieri ed i passi Dalla Boiana alla Zeta sanguigna, A mezzanotte come al mezzo del dì: 220 E l’altro è prete Bragnano : E indossogli un cappotto di mare, E dietro strascicaglisi la sciabola. 1 Turchi la casa gli arsero, Dalla casa il meglio tolsero, 225 E i begli abiti e l’armi: (201) Izmoli qui: della Turca sopra, promoli; ch’è sporgere più in fuori. La Turca con più ansia, la schiava più tranquilla. (212) Dante: ... fa che le viste non risparmi. [Purg., XXXI, 115]. (214) Il modo del testo può valere e : verso noi, e per il lastrico nostro. La schiava per quetare le ire della Turca superba, e per compassione fors'anco, siccome esperta di tali dolori, si fa Turca nel dire, e la città dove visse in dolore, dice sua. (218) Fiume d’Erzegovina.