LA FANCIULLA SUPERBA. Fiera storia: e dalla quieta semplicità del narrare risalta vieppiù la ferocia del fatto. Tre prodi chieggono la mano della bella Roscanda: ella tutti e tre li disdegna ed oltraggia. Ma 1’ un de’ tre è Marco Craglievic : che le taglia la mano destra, e gliela pon sulla manca; le cava gli occhi, e glieli butta nel seno. Fu veduto, un secolo e mezzo prima, Stefano re di Serbia scacciare Eudossia figliuola dell’imperatore Alessio terzo sua moglie, scacciarla in camicia, e quella cincischiata da difendere a mala pena il pudore: ella donna dissoluta, egli dissoluto e briacone. Ma dal 1200 al 1300 doveva il tempo avere ammansati i costumi. Nè questo che qui cantasi, è fatto, eh’ io sappia, dalla storia confermato. Nel cominciare, la narrazione va al solito più posata: la descrizione delle accoglienze ospitali, sempre ne’ canti illirici lunga, onora la consuetudine della gente. L’ ospitalità e l’amicizia come fraterna, e più che fraterna, son doti di lei principali. Dico, più che fraterna. Qui vedi la sorella sprezzare il fratello; ma gli amici onorare l’amico; e fare alla fratellanza dell’animo sacrifizio dell’orgoglio e del cuore. La pittura degli abbigliamenti e degli addobbi, al solito, lunga. Ma nel dialogo le più splendenti bellezze. E ogni atto e parola di Marco è scultura. E in tanto ardire, il pudore de’ tre prodi corona il valore. Il fratello dell’orgogliosa fanciulla nella sua mansuetudine fa pietà, e compie il dramma.