296 CANTI ILLIRICI Il bano sprona; l’acqua guadò: E mettesi sul grande destriero; Mettesi il bano su per la montagna. Egli è giù, il sole su, 330 E scalda tutta la campagna di Cossovo, E splende su tutta del Sultano l’oste. Or vedessi il forte Alì! Tutta note bacia del bano la moglie, Sul monte, il Turco, sotto la tenda. 335 Al Turco era una trista usanza: Godeva addormentarsi a mattina. La mattina quando scalda il sole, Gli occhi chiude, e piglia il suo sonno. Tanto gli era diletta quella schiava, 340 La schiava la moglie del Bano; Cadde a lei col capo nel seno. Ella tiene il forte Alì; E al padiglione aperse le porte: Ella guarda nella campagna di Cossovo, 345 E la turca forza rimira: Riguarda quali le tende, Risguarda i cavalli e i guerrieri. (333) Meno immondo del noto francese vocabolo. [Cfr. pag. 186 nota 48]. (334) Quel Turco, lì collocato nel mezzo, ha singolare efficacia. (335) Adet voce turca, invece di obigai. Ma qui bene sta. E così kail che vien dopo. (336) Zaspati. Obdormire. (341) Lett. Che cadde. (341) Lett. Senino. (345) Impossibile rendere la ricchezza del serbo : gleda, aspicit nella pianura — zagleduje, respicit i padiglioni — progleduje, tra il perspicit ed il prospicit, i destrieri ed i prodi. \Sagguardare de’ vecchi non ha differenza ben ferma nell’uso. Oltre alla differenza del senso abbiamo quella, non molto desiderabile, delle forme grammaticali. Poglednu ; razgleda. Il poglednu risponde come al de-spicit, giù per la montagna il guerriero. Tra il razgleduje ed il razgleda forse potrebbesi fare questo divario, che il primo denota più deliberato guardare.