CANTI ILLIRICI I Signori con brama accolse. Allora vennero gli agili servi, 260 E della mensa le coppe levarono; In man le diedero a’ Signori: E primo al padron loro, Al padrone Leca il capitano. C’era del vino in abondanza assai, 265 E a tavola d’ogni delizia; E di molte maniere lautezza. Bevver vino, e si gingillarono Da domenica all’altra domenica. Marco sovente coll’occhio riguarda, 270 Riguarda i due compagni: Chi a Leca entrerà A far parola della fanciulla. Come Marco in essi riguarda, Essi, dinanzi a sè, la terra nera. 275 Non è facile a Leca entrare di ciò, A tale inclito prode. Quando Marco si vede alle strette, Così stretto, questa parola dice: Signore, Leca capitano, 280 No’ ci siam seduti, no’ abbiam beuto vino D’ogni cosa abbiam, Leca, ragionato. Sempre ti guardo e sto sempre a sentire, Quando, o Leca, vorrai domandarmi, Perchè siam da lontana terra pellegrinati, 285 E i nostri destrieri abbiamo stanchi: E tu, Leca, non vuoi domandare. — Si rincontra il prode nel prode, Si rincontra pensier con pensiero: (269) Pleonasmo ch’è ne’ Latini altresì. (279) Poglavize. Conduttore, caporione. (283) Proupitat — quasi prae-ex-petere.