CANTI ILLIRICI 375 Reco una terza varietà, la qual debbo alle cure più che cortesi del signor Marco Vidovich. Degli altri molti e preziosi suoi doni di questo genere sarà fatto altrove parola. Traduco sole le varietà più notabili: il resto è a documento di lingua. I due figliuoli han qui nome Milivojo e Meriàno : Milivojo ha set-t’anni, che l’altro è in culla. Meriàno cresciuto, sente al caffè giurare chi per la sorella e chi pel fratello: e Sorella non ha nè fratello Meriàno, Ma giura per la sua vecchia madre. Tutti i Turchi la faccia chinaron giù, E alla nera terra guardarono. Ma un di quelli gli rinfaccia, siccome quasi ad illegittimo, il non avere fratello. Questo cenno ci porta nell’antico Oriente, dove la fecondità era decoro, e quasi pegno della benedizione del cielo. Meriàno se ne duole alla madre: ella gli dice del fratello bandito: e volentieri lo manda in cerca di lui, e gli cuoce il pane alla gita. I nove banditi compagni di Milivojo lo veggon venire, e Io dicono al capo loro. Ed egli risponde : S’egli è su un cavai bianco, Noi toccate, miei fratelli cari : Noi toccate; egli è la candida Vila: S’ egli è su un cavai morello, E’ sarà un incognito cavaliero. (Quand’ode eh’e’ non ha cavai bianco) E’ prende il fucile d’oltremonte; Tre volte lo chiama fratello: Fratello in Dio, schioppo mio d’oltremonte, S’ora tu m’ azzecchi il guerriero, Io te d’ oro dorerò, T’inargenterò con borchie d’argento. — E col suo fucile tirò: Tosto l’ha il prode colto, Proprio tra’ bottoni dove il cuore batte. Casca il prode sulla verd’erba, Casca in terra a guisa di quercia o di pino. A Milivojo il capo s’aggravò,