CANTI ILLIRICI 47 115 Quando cantino i primi galli. E quando i primi galli cantarono, Salta la giovanetta da’ morbidi strati; Accese la lanterna ed il lume, Poi prende sego e catrame: 120 Va diritto alle nuove stalle. Or vero è quel che Moncilo dice, Giabucilo l’ale calò; L’ale calò, all’ugna. Allora ella l’ali unse, 125 L’unse con sego e catrame; Poi col lume l’ali appicciò, E abbruciò l’ali a Giabucilo. Quel che non potè con fuoco ardere, Quello sotto la cigna strinse sodo. 130 Allora la giovanetta va all’armeria: Prese la spada di Moncilo E la tuffò in salso sangue. Poi ritornò sui morbidi strati. Quando da mane albeggiò, 135 Fu lesto su, Moncilo il capitano, E dice alla moglie Vidosava: (116) Pieozi: da pievati o pivati, cantare. Affine all’ital. piva. (122) Favoleggiano che in un lago fosse un cavallo alato che di notte usciva a montare le cavalle di Moncilo, pascenti ne’ prati all'intorno: ma subito dopo dava loro de’ piedi nel ventre, che non figliassero. Moncilo che lo riseppe, prende timpani e tamburi, si nasconde: e allorché sta il cavallo per ismontare, fa dare in quegli stromenti ; ond’esso spaventato, senz’ aver quando percuotere la femmina, fugge nel lago. Così nacque Giabucilo. (123) Fino. Do copita. Così noi lodare a cielo, faccende a gola. Non perdiamo di grazia queste elissi potenti. (124) Ramazala: inunxit. (126) Zapalila, diede fuoco; sapalila col fuoco consumò. Però porta, oltre la lanterna, il lume. (133) Se vernu. Come tornarsi in antico valeva e volgersi e rivenire, così vernutise. (135) Poranio. Il francese ha matinal, il veneto bonorivo. Ma il verbo a noi manca.