CRONOLOGIA STORICA per impedire quell’atto contrario alle leggi, ai diritti della corporazione ed alla libertà della stampa. Lo sceriffo propose allora alla Corte di autorizzare il carnefice ad eseguire l’ordine del Consiglio; ma anche questo essendosi ricusato, ordinò lo sceriffo che le carte fossero bruciate dai suo negro alla presenza degli uffiziali della guarnigione. Nel 17 novembre fu arrestato ed imprigionato Zenger in virtù di mandato del Consiglio tenuto nel forte S. Giorgio per avere stampati libelli sediziosi tendenti aJ influenzare lo spirito del popolo contra il governo dì S. M. Nel 4 agosto 1^35 Zenger fu tratto dinanzi la Corte suprema. L’avvocato generale Riccardo Bradley citò parecchi brani di quel giornale che alludevano al governo e suo Consiglio, così concepiti: a Si destituirono arbitrariamente dei giudici, s’institui-rono nuove Corti senza il consenso della legislatura; si abolì il giudizio per giurì e si privarono del diritto di voto i pro-prietarii più stimabili ». £ dopo aver citati parecchi passi di giureconsulti inglesi come Coke, Wood ed Hawkins dichiarò: essere il libello una diffamazione maliziosa di persone vive o morte espressa sia in iscritto sia in stampa ovvero in emblemi 0 pittura per attaccare l’altrui riputazione; che se esso è diretto contra un privato meritare severo castigo, se contra un magistrato punizione ancor più sevtra; vero o falso eli’esso sia esser sempre un libello; finalmente che Zenger era colpevole per aver offeso in forma grossolana *ua eccellenza il governatore, rappresentante immediato del re. L’accusato fu abilmente difeso da Andrew Hamilton distinto avvocato di Filadelfia il quale sostenne che se un libello dovesse considerarsi nel senso generale che gli dava 1’ avvocato, presso che tutti gli scritti poteano tenersi in conto di libelli, e tra gli altri, molti passi della Bibbia; che il caso in quistione non era altrimenti quello di un povero stampatore 0 della provincia di Nuova York, ma di qualunque uomo libero sotto il governo inglese. E la più bella delle cause, diss’egli, la causa della libertà! e non dubito, volgendosi al giurì, che la vostra decisione d’oggi vi assicuri l’affetto e la stima dei vostri concittadini. Voi con un giudizio imparziale farete fallire gli sforzi della tirannia ed assicurerete a noi ed alla nostra posterità il godimento dei diritti che ci sono ac*