LO SPOSALIZIO DI LAZZARO CONTE. Rendesi onore alla povertà valorosa, che da’ libri del destino e dalle minacciose speranze del buio avvenire è chiamata a terribili altezze. Lazzaro, aspirando alla mano di Miliza, non vede da Prisrenda il campo di Cossovo. Ma (Lo chiama : egli trova aperta la porta). Dinanzi alla carcere un ammirabile buono eroe Su gagliardo cavallo ceruleo ; E indossogli un pulito verde drappo, Sul capo un adorno berretto di zibellino; Sul berretto, d’uccello struzzo una penna, Che fa ombra al cavallo e all’eroe, Che il viso non gli offuschi dal raggio. (Il cavaliere gli dice di fuggire non lungo il mare ma su per il monte)- Voltasi il voivoda Teodoro Per dare al prode un bicchier di vino: Ma non c’è più nè cavallo nè prode. (Scende, lo dice a’ compagni). Quando videro i tredici schiavi Della carcere aperte le porte, Lasciarono il panino ed il vino, Andaron ciascuno alla sua via. Va Teodoro su per la montagna bruna. (La moglie di lui festeggiava quel dì, e diceva): Aiutaci, Dio e Santo Giorgio, Santo del signor mio : Salvalo dalla carcere maledetta, Portalo alla signori! casa. — In quel punto Teodoro nelle case Dalla signora il bicchiere prese; E bevve alla lode di Dio.