CANTI ILLIRICI 163 Non gli pigliate la spada, Nè vicin di Marco avanzatevi: 85 Può essere che sia stizzito Marco, Può essere che sia brillo Marco; E’ vi può col cavallo pestare, O più male, figliuoli, lasciarvi. Quand’entra Marco dalla porta, 90 E meco in viso si bacia, Allora a Marco il cavallo prendete; E io lo condurrò nelle stanze. — Presto i servi aperser la porta; E nella campagna rincontrarono Marco. 95 Marco a’ servi non guarda, Ma per mezzo a loro il cavallo pinse: Entro alla porta il cavai sospinse; Dentro, di cavallo smontò. Qui passeggia il voivoda Milosio: 100 Va rincontro a Marco l’amico suo; Le braccia aprono, e in viso si baciano. L’invita Milosio che salga; Resiste Marco, non vuol salire: Non posso teco, fratello, salire: 105 Non ho tempo, fratello, a ospiziare. Or odi (voglia tu udire o non voglia): In Prisrenda, la candida città, In casa di Leca il capitano In sua casa una gran maraviglia narrarono, (86) La ripetizione del nome alla fine dice affetto e riguardo : e mette a que* servi paura col nome. (88) Feriti e morti. (97) Il primo è progonjasce, l’altro prigonjasce. (105) Men bello del latino hospitari: ma come tradurre gostovati? — Del resto hospes e gost han comune l’origine. E infatti da hospes, hostis, e l'oste nostro. (106) Fa quel che a te ne pare. (109) Qudno gudo: mirabile maraviglia. Come Dante: caldo calor. [Parad., XXXI, 140].