28o COMPENDIO cronologico Vuole Plutarco, che quelli i quali recato aveano il capo di Fulvio non riportassero veruna ricompensa per esser gente di condizione abbietta (i). Tuttavolta Appiano assicura (2) che il console pagò in tanto oro il peso delle due teste a quelli che gliele presentarono. Ma siccome il portatore della testa di Fulvio non ebbe -la rea e vile destrezza di fondervi del piombo, così la sua ricompensa dovette essere di molto inferiore, e fu forse perciò che gli autori seguiti da Plutarco opinarono che non ne abbia conseguito veruna. Questa vendetta vergognosa non bastò per altro ai nemici di Gracco e di Fulvio : le case di questi due sfortunati furono dal popolo rase dai fondameuti, ed Opinilo fece porre in prigione e strozzare i loro complici. Quanto al giovine Quinto, figlio di Fulvio, gli fu lasciata la scelta del supplizio, se si dà fede ad Appiano (3) che sembra voler favoreggiare Opimio. Plutarco pare in questo più esatto: egli dice che i nemici di Caio colla inumanità più crudele fecero perire il più giovine dei figli di Fulvio, cui essi aveano arrestato prima del combattimento, il quale non avea preso l’armi, nò «rasi meschiato tra i combattenti, ed era stato spedito al console unicamente per proporre un accomodamento (3). Velleio Pa-tcrcolo (4) a proposito di questa morte racconta una circostanza che fa fremere: questo figlio, secondo lui, che avea raggiunto appena l’anno suo 18° non potò trattenersi di versar lagrime mentre lo si conduceva in ferri. Un indovino Etrusco che amavalo senz’avere alcun mezzo di salvarlo, non potè sostenere un tale spettacolo. Stanco di un’ esistenza che rendevalo testimonio di tali orrori, volle almeno far conoscere al giovine sfortunato quanto poco valesse la vita ch’egli sembrava compiangere: Perchè non segui tu il mio esempio, gli diss egli ? e tosto percuotendosi la testa contro la parete della prigione (1) Vita Jei Gracchi c. 49> (2) Lih. / c. 5 [larog. 26. (3) L'h. I c. 3 [n rag. 26. (4) Vita dei Gracchi c. 49' (5) U ; 7.