IO COMPENDIO CRONOLOGICO :ìi5. -ai.f. Anno quarto (lolla guerra, compililo già il terzo al dire di Tito Livio (lib. XXII1 c. 3o). Per le ragioni addotte all’anno precedente i pontefici si determinano a porre un’intercalazione straordinaria. Stabilimento dell’anno consolare al i5 marzo romano. Tito Livio dopo aver detto clic il consolato dell’anno 53^ cominciò agli idi (i5) di marzo, e che prima del rinnovarsi del consolato seguente dell’ anno 538, v’ ebbe un interregno, aggiugne (lib. XXIII c. 3o) che Tiberio Sempronio, console in quest’ anno 53g, entrò in carica il giorno degli idi (i5) di marzo. L’auno consolare, disordinato per 1’ interregno dell’ anno precedente , riprese dunque il suo posto al i5 marzo come lo era per 1 innanzi. Questo suo ripristinamento non occasionato nè dalla morte nè dall’ abdicazione dei consoli, nè da alcuno somigliante avvenimento, non può aver avuto altra causa che un decreto del senato per fissare sinché durasse la guerra, la mobilità dell’ anno consolare, evitando un cangiamento dannoso di generali, e dei piani militari, col fissarlo ad un giorno determinato : si scelsero quindi gli idi di marzo (Vedi Panno 554). Questa è la prima innovazione fatta dai Romani alle regole stabilite rapporto all’anno consolare. L’elezione di Marcello, nominato console in luogo di Postumio, ucciso nella Gallia cisalpina, essendo siala dichiarata viziosa, gli viene surrogato Q. labio (Tito Livio lib. XXIII c. 31} Plutar. Vita di Marcello p.3c>4). Fabio dopo aver consultato il senato, pubblica un editto per ordinare a chiunque (Tito Livio c. 32 ) di far trasportare i loro frumenti dalla campagna nelle citlà fortificate avanti le calende (i.°) di giugno romano, 19 luglio giuliano, minacciando di punire i contravventori coll1 ab-brucciare e distruggere le loro derrate. Quest’ è 1’ ottavo esempio da notarsi della giusta corrispondenza che stabilisce la nostra tavola tra P anno romano ed il giuliano. Volendo Fabio con questo editto mettere i frumenti della vicina ricolta al coperto di ogni depredazione per parte di Annibaie, ha dovuto prender per termine il tempo in che finiva il ricolto: egli non potè punire i lavoratori di non aver trasportati tutti i loro grani nelle città, e di averne lasciato nelle campagne se non dopo terminata