DELLA STORIA ROMANA 149 cpist. 5 e de Fin. 1. II c. 16) dal tribuno del popolo P. Muzio Scevola ( Cicer. de Fin. 1. IV cap. 28). Egli per evitare la condanna avea preso volontario esilio , ma lino nel suo asilo si andò in traccia di lui, ed egli si avvelenò in prigione (Asconio Pediano in orat. pru Scau/'o frag. 5 ). Consoli: C. Lelio Sapiente, Q. ScrviUo Copione, entrano in carica il i.° gennaio romano tí 14 > 7 ottobre giuliano i4i av. G. C. 141 --14°- Non essendo ancora terminata trai decemviri ed il senato la dissenzione vertente intorno la qualità dell’acqua che dovea essere condotta al Campidoglio ( V. l’anno 611), fu posto ancora in deliberazione l’affare (Front. de acpiae I. I ) e continuò a prevalere contra i decemviri 1’ opinione del pretore M. Tizio. Crediamo che i pontefici abbiano soppressa 1’ intercalazione onde far temere al senato non si abbreviassero tutti gli anni di magistratura, sino a che esso avesse repristinati i libri sibillini nell’autorità loro dovuta. V’ebbero dei prodigii in quest’anno e segnatamente un’eruzione dell’Etna (Giul. Obseq. c. 82). Ma non conoscendosi se sieno essi accaduti al principio dell’ anno consolare, non si può per conseguenza stabilire per certo che abbiano influito sulla intercalazione, intorno la quale doveasi decidere prima del 23 febbraio romano. Il console Q. Servilio Copione autorizzato dal senato a romper la pace conclusa con Viriathe da suo fratello Q. Fabio Serviliano l’anno precedente , suborna alcuni amici di cotesto Spagnuolo e lo fa uccidere ( Appiano p. 294 e 296; Floro 1. II cap. 17; Diod. 1. XXXII cclog. 5 \ Aurelio Vittore Vita di Viriathe) , l’anno decimo , secondo Giustino (lib. Xl.IV c. 2) dacché egli era stato nominato, nell’anno 6’o5, capo delle milizie contro i Romani , che giusta 1’ abbrc-viatoredi T. Livio (1. LIV), Eutr. (I. IV c. 16) ed Oros. (1. V c. 4) dopo il cominciamento della guerra di Celtiberia, clic fu dell’anno 601. Appiano il quale dice (p.2g7) che Viriathe avea fatto la guerra ai Romani per ott’anni /compiuti), non conta il presente, in cui non v’ebbe