DELLA STORIA ROMANA » rio vilmente assassinato sarebbe stoltezza il riporre veruna fiducia nelle leggi , e neppure negli stessi » Dei “(i). Mentre Licinia sfogava in tal guisa il suo altissimo cordoglio, Caio clic quantunque ne provasse immensa pena pur non poteva più arretrarsi con onore, si sciolse dolcemente dalle sue mani, cd uscì co’ suoi amici in silenzio. Sua moglie clic voleva pur trattenerlo per un lembo della veste , cadde prostesa sul limitar della soglia, e vi rimase lunga pezza senza moto nè voce. Comparvero finalmente a rialzarla i suoi schiavi e vedendola fuori di sensi , la portarono presso suo fratello Crasso (2). Questi preferì meglio di prestare le proprie sollecitudini alla sfortunata di lui sorella, che di scegliere tra due partiti, de’quali uno era quello della sua condizione, e l’altro quello della sua famiglia, ma che stavano entrambi pronti a trascorrere ad eccessi colpevoli (3). Il senato crasi raccolto come il giorno precedente. Esso intimò a Gracco c Fulvio di dover dar conto di loro condotta. Ma si è già veduto che l’uno c l’altro di essi era corso armato sul monte Aventino, colla speranza che impadronendosi i primi di questa posizione vantaggiosa, fosse astretto il senato di capitolar seco loro. Nel partire essi aveano promesso la libertà a quanti de’loro schiavi volessero seguirli, ma neppur uno vi diede ascolto; sicché ridotti alle sole proprie forse, ripararono nel tempio della Luna (4) con quegli aderenti che formavano la loro comitiva ed ivi si fortificarono. (5). (1) Plutarco Vita dei Gracchi c. 46» (2) Idem c. 47- (3) E’ desso probabilmente quel Caio Licinio Grasso che abbiam detto all’anno 631 essere il collega di Gracco. Egli era senza dubbio fratello maggiore dell’ oratore di cui parleremo all’ anno 635. Questi non avea allora che soli »9 anni : egli era dunque più giovine di sua soreHa, che già ne coniava 27 , dandole sei anni di meno di suo marito. Ma il fratei suo maggiore doveva essere il primogenito di sua sorella. (4) Appiano scrive A’fTg[Xitriov, e gli antiquari'» dicono ordinariamente il tempio di Diana, ma vedrassi hen tosto che Aurelio Vittore dice il tempio della Luna,, e noi cosi chiamammo questo tempio parlandone all’anno 5^2. (5) Appiano 1. I c. 3 parag. 26. Tom. V. j8