228 COMPENDIO CRONOLOGICO Fenicii di Tiro, e la loro denominazione derivava, giusta Tito Livio, da un eroe appellato Baleo, cui essi dicevano compagno di Ercole, e celebravano nelle loro ballate (i). Secondo Diodoro, credevano che a Gerionc fossero riusciti funesti i suoi tesori avendogli attirato per nemico Ercole e da quest’ esempio avevano fino dalla più remota antichità giudicato pericoloso d’ introdurre tra essi un metallo capace di destare la cupidigia delle* altre nazioni, e quindi nocevole sempre alla propria quiete. Non erano stranieri però alla terribile arte della guerra, distinguendosi particolarmente per la loro abilità nel maneggiare la fionda (2) , per cui non aveano chi gli eguagliasse in destrezza. E tali doveano riuscire di certo, poiché vi si esercitavano sino dall’infanzia, a grado che non erano già le madri che dessero il pane nelle mani de’lóro fanciulli (3) ma doveano essi-colpirlo colla propria frombola. Alla destrezza accoppiavano la forza sì che per quanto di buona tempra fossero le armatine contro le quali essi scagliavano delle pietre, era assai difficile che si preservassero inoffese. Nell’ accingersi al combattimento portavano seco tre fionde d’ineguale lunghezza, proporzionate alle dilferenti distanze , che potevano loro occorrere per raggiungere il nemico (4)* Sapevano intrecciarle tutte e tre con una spezie di giunco pieghevolissimo , attortigliandosene una intorno al capo a guisa di acconciatura o di fascia, l’altra a traverso le reni , mentre impugnavano la terza a propria difesa. (1)# Gatrou e Rouillè t. l3 p. 482. Diodoro di Sicilia V, 17, ignorando le^ antichità nazionali, meglio conosciute da Tito Livio Epit. 1. 60 deriva la voce Baleari dalla parola BaXXs/P , lanciare, a causa , della loro attitudine nel trar di fionda. 'Ma la lingua greca non era quella dei Baleari , ì quali davano a se stessi questo nome. (2) Plinio il Naturalista I. VII c. 56 attribuisce quest* invenzione ai Fenicii, i quali dopo aver soggiogale le isole Baleari, introdussero l’uso della fionda. Non andò guari però che i discepoli divennero eglino stessi maestri. (5) Stor* di Rollin t. q p. 12 3. L’autore avrebbe dovuto citare Ve-gezio 1. I c. 16. Si troverà nei Commentarli di Slewechio 160Ó p. 29’ lino di questi fromboleggiatori halpari benissimo impresso. (4) Idem p. 124. Egli avrebbe dovuto citare Diod. di Sicil. 1. V 18.