DELLA STORIA ROMANA 243 contegno, mantenendo però sempre in mezzo a siffatte forine dolci ed urbane la gravità e nobiltà proprie del suo carattere. Egli possedeva il dono di sapersi attem-prare allo spirito diverso degli uni e degli altri, nè diceva mai a ciascuno se non ciò che a lui conveniva (1); talento tanto raro in sè stesso, quanto necessario assolutamente in quelli che sono costituiti in posto elevato (2). E di questo talento più che a qualunque altro abbisognava Gracco; poiché mentr1 egli distribuiva i suoi ordini agli imprenditori, quasi non altro gli fosse appartenuto fuorché dirigere i loro lavori, d’infinite altre cose doveva poi egli occuparsi, come si è veduto testé. Ora attorniato dagli ambasciatori di tutte le nazioni delle tre parti del mondo allora conosciuto doveva rispondere sul momento alle varie loro richieste, e lo faceva con una saggezza, che in qualunque altro avrebbe domandate lunghe meditazioni; ora accompagnato da uomini di lettere , trattenevasi con essoloro su diversi punti di erudizione, senza che gli interrompimenti frequenti gli facessero perdere il filo della tesi eh’erasi intavolata; ed a tutti soddisfaceva con succose risposte , che mostravano in lui una conoscenza perfetta della materia. In tanta moltipli-cità di occupazioni gli brillava mai sempre sulla fronte quella stessa serenità che sembrava non poter essere da veruna nube adombrata. Con ciò egli discreditava, e faceva apparire dolosi ed ingiusti i calunniatori che volevano farlo tenere per uomo incomodo, trasportato e da temevi; e vieppiù ancora si mostrava egli popolare nel consorzio ed in tutte le sue azioni della vita civile, tli quello egli fosse nelle funzioni del proprio ministero , e ne1 suoi discorsi pubblici , spezialmente quand’ egli aveva occasione di biasimare il senato. • Faremo qui un’osservazione che dimostra in qualche guisa la necessità della cronologia. Ferguson, reputatissi-1110 scrittore inglese che pubblicò nel 1782 una storia dei progressi e della caduta della romana repubblica, la (1) Idem c. 4°. (2) Rollili t. 9 p. 36.