DELLA STORIA ROMANA aot delle aringhe. La sua figura vantaggiosa , il suo nobile aspetto, i lineamenti del suo volto, le sue maniere modeste , preoccupavano in suo favore anche prima eh’ ei sciogliesse il labbro e dopo di averlo inteso a parlare, non si rimaneva meno allettati. La sua voce sonora ad un tempo ed insinuante (i) tuonava sino all’estreme fila dell’ uditorio. Quanto ai suoi discorsi tutta 1’ arte oratoria era posta a contribuzione (2) senza peraltro darsi troppo a divedere. Ciò solo di cui veniva tacciato era di un po di soverchia veemenza ne’ luoghi in cui lasciavasi trasportare dalla passione, e I’ oratore che conosceva questo suo difetto avea scelto tra i suoi schiavi un eccellente musico, che stava dietro lui mentre aringava, il quale allorquando in un movimento patetico s’accorgeva che 1’ oratore alzasse di troppo la voce, lo rimetteva nel tuono convenevole mediante una spezie di zuffolo (3). Cicerone (4) non ha difficolta di asserire che Caio , se fosse più a lungo vissuto, eguagliato avrebbe il padre Sempronio Gracco, ed anche suo avolo Scipione 1’ Africano. Egli porta a cielo la sua eloquenza. Loda in lui la nobile espressione, il solido criterio, la ricca vena , la forza e la maestosa gravità, che 1’ aveano posto ben al disopra di quanti oratori eransi sino allora uditi in Roma; le quali doti sarebbero state atte a condurlo ad un grado tale di perfezione, da non fargli mai temere di incontrare chi ne lo superasse. Ciò che soprattutto rendeva splendida la sua eloquenza si è la forza che gli ispiravano il rispetto e la tenerezza pel proprio fratello, la ricordanza della funesta sua morte sempre a lui presente e che penetra-valo del più vivo dolore (5) , finalmente un’ ansia violenta di vendicarlo. Qualunque fosse la materia che trattasse , gli spuntava sempre il destro di deplorare la morte di liberio , e del continuo ripiegava il po- (1) Cicero I. 5. de oratore (2) Calrou t. i3 p. 47 * * (3) Calrou t. l3 p. 472- (4) Brut. i35 i36. (5) Rollin t. 9 p. 80. Tom. V. i3 *