DELLA STORIA ROMANA altre, ricche di intagli di ammirabil lavoro cd hanno i muri ornati di colonne. Tale si è cotesto edilìzio , sul quale si sono Torniate tante congliietture diverse (i), Quella che adottiam qui fu già ammessa da Grenovio, Vadiano, Fontano, Guih e Maiidajors*(2), e non ci sembra dubbiosa : 1.° Perchè il luogo ove fu inalzato quell1 arco non fu il teatro di verun1 altra vittoria, che potesse meritare di esser così perpetuata con un monumento ricordato dalla storia. Quella di Fabio era stata riportata al confluente deli’Isero e del Rodano, ov’égli avea fatto erigere due templi; quella di Domizio era seguita al confluente del Rodano e della Sorga, e vi avea fatto costruire le sue due torri ; dirigendo la sua marcia trionfale sulla via di Cavaillon , ove a quel tempo si tragittava la Duratiza ed Orange , città vicina al luogo del suo trionfo. Essa era situata dirimpetto all’ Eygues all1 estremità del paese dei Cavari, il solo che i Romani volessero allora assoggettare, ed è cosa naturale di'5 essi non abbiano eretto P ultimo loro monumento nel paese dei Tricastini , cui non aveano ancora invaso. 2.° Suetonio dice formalmente che Domizio percorse alla guisa stessa che fatto avea nella cerimonia del trionfo, la provincia da lui aggregata a quella di Sestio. Questa circostanza che riguarda soltanto cotesto capitano richiedeva • necessariamente che si costruissero alcuni archi. La novità e l1 importanza di tal monumento e di tal marcia, riferita da Suetonio, relativamente ad un tempo molto anteriore a questo storico , fu senza dubbio notata dai contemporanei; ma non cene rimane vestigio ; e* tanto meno si può muover rimprovero perchè manchi una tale testimonianza se quella di Suetonio la suppone necessariamente. 3.° Facea d1 * uopo di un carattere intraprendente come era quello di Domizio per osare di esporsi a disgustare una repubblica tanto gelosa come quella di lìu-ma. Nessun generale di questo popolo conquistatore avea fi) Idem p. 149. (2) Idem [i. 147.