DELLA STORIA ROMANA 335 to ciò che è una semplice eonghiettura benché verisimi-lissima, rivolgiamo invece tutta la nostr’ attenzione sopra Q. Marzio, cui i Fasti «consolari, riconoscono per il solo capo della repubblica durante 1’ anno quasi intero. Egli era cognominato Rege senza dubbio perchè discendeva da un congiunto del re Numa (i), nipote di un tribuno del popolo di egual nome, chiamato a tal posto l’anno di Roma 558 (2). La Gallia transalpina sorti a Marzio per sua provincia. Dacché la repubblica s’era colà stabilita colla conquista dei Salii c colla riduzione degli Auvcrgnati e degli Allobrogi, Roma non cessava dallo spedirvi consoli con numerosi eserciti; giacché tutto era a temersi da una nazione bellicosa, di cui si avea provato il furore, e della quale si voleva a mano a mano conquistare le diverse regioni. Il console già si disponeva a partire quando gli soprarrivò un’afflizione domestica che lo trattenne in Roma. Morte 1’ orbò dell’ unico figlio , amabile e rispettoso che avea, il quale colle sue virtù la delizia formava del padre, e cominciava a dar di sé grandi speranze alla repubblica. Nessuno ignorava quanto il console fosse colpito di questa perdita, ma nessuno s’accorse del suo dolore. Il giorno stesso in cui questo figlio diletto fu portato alla'sepoltura, Marzio non ommise di tenere l’ordinaria sua udienza, e diede i suoi ordini per- convocare il senato, il quale, giusta le leggi, dovea essere in quel giorno raunato, e mostrando una costanza ammirabile nella sua afflizione seppe soddisfare ad un tempo a due ben diversi doveri, e dividere uno stesso giorno tra gli obblighi di un console impuntabile e il lutto di un padre che interviene ai funerali del proprio figlio (3). I Romani facevano consistere il supremo grado della virtù nella violenza fatta ai sentimenti di natura. Ponendo una spezie di ostentazione nella loro filosofia, essi volevano persuadere il pubblico che le più gagliarde passioni non erano capa- (1) Plutarco Vita di Cartolano* Catrou cita in falso Aulo Gellio 1. 1 c. 19. (2) Stor. rom. di Catrou e Rouillè t. i3 p. 562* (3) Val. Mass. I. V c. 10.