336 COMPENDIO CRONOLOGICO ci (i) d’indebolire la costanza e la gravità del filosofo. Quella stessa magnanimità cui Marzio avea mostrato in città, fu da lui pure mantenuta, anche nella sua amministrazione, continuando i lavori cominciati da Domizio. Egli si fece amare da tutti i Galli che abitavano lungo il mare, e che non opposero verun ostacolo ai suoi progetti (a). Era argomento degno di lui P aprire un varco alle armate romane dalle Alpi sino ai Pirenei , e rendere aperta la via da Marsiglia sino ai monti che la Spagna dividono dalle Gallie- Se non che giudicando a buon dritto che i suoi successori potrebbero non godere dello stesso favore di lui, credette necessario prendere alcune precauzioni contro P incostanza 'di un popolo per natura leggiero. E fu senza dubbio per suggerimento di lui che la repubblica mandò al di là del Rodano una colonia romana, forte abbastanza per tenere a freno una nazione che non era debole che per le sue dissensioni. L’argomento era di competenza del popolo poich’esso fornir doveva i nuovi abitatori per la Gallia transalpina. Esso fu dunque proposto e lunga pezza discusso ne’ comizii (3). Licinio Crasso, che s’ era sì grandemente distinto 1’ anno precedente per la condanna di Carbone, con che avea posti in accordo i due partiti, parve voler tentare la fazione popolare rapporto alla colonia di Narbona, della quale pre-tcndea essere, come fu in fatto , uno dei fondatori. Era pratica dei Romani quando istituivano una colonia di nominar tre persone di qualità per presedere a questo stabilimento ; essi appellavansi triumviri coloniac deducen-dae, triumviri capi della colonia. Sembra che il senato s’ opponesse a quella di Narbona. Crasso in un discorso tenuto in tale proposito, e che viene lodato da Cicerone (4) siccome di una maturità superiore agli anni del- (1) Stor. rom. di Catrou e Rouillè t. i3 p. 563. (2) Catrou e Rouillè nella loro Stor. rom. t. i3 p. 564 creano una nazione eh’ egli ebbe a combattere, secondo essi, nel Gevaudan. Ma proveremo all’ anno seguente eh’essa era quella degli Stoni che furono Galli cisalpini. (3) Idem p. 566. Catrou dà in falso attribuendo al senato ciò che R oli in ascrive ni popolo. (4) INel suo Bruto ri. 160.